domenica 28 Aprile 2024
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6 agosto, l’inquietudine di ‘Finis terrae’ al Cinema Corso di Latina

Sarà forse un caso ma da quando è uscito il romanzo Finis terrae di Gian Luca Campagna è tornato in auge anche il caso dell’omicidio Don Boschin, ufficialmente riaperto da qualche giorno dopo 21 anni di oblio. E già, perché il romanzo parte proprio da quell’omicidio sebbene poi se ne discosti fortemente e comincia a percorrere altre tracce narrative. Questo si leggeva nella primavera del 2016, poco prima dell’uscita del romanzo ‘Finis terrae’. Oggi da quel 31 marzo 1995 quando è stato ammazzato Don Cesare Boschin nella sua canonica di Borgo Montello non si è saputo nulla. E il caso è finito di nuovo nel dimenticatoio, chiuso e sigillato dalla Procura di Latina, altro che cold case de’ noantri.

Nella rassegna cinematografica ‘Latina sotto le stelle’ presso il Cinema Corso di Latina martedì 6 agosto alle 20.30 prima del docufilm ‘Monte Inferno’ che tratta proprio della discarica di Borgo Montello verrà presentato il romanzo ma anche il teaser realizzato dal regista Christian Antonilli, che è impegnato con una produzione cinematografica a trasformare il libro in un film.

Ma andiamo con ordine.

“Se si guarda al territorio di Latina con la lente d’ingrandimento si resta stupiti per due motivi: per la bellezza di un territorio che non s’è piegato alla volontà degli uomini e per l’incapacità degli uomini di non aver trasformato quel territorio a un eden. Quindi, da una parte hai una natura selvaggia che insiste sul lato mare e sui laghi palustri e dall’altra le storture e le contraddizioni urbane che non hanno concesso alla prima città del Lazio di vivere come fosse un’oasi felice”.

Questo romanzo ha forse un titolo singolare, ‘Finis terrae’ (pp 470, euro 19, Oltre edizioni), dove il senso dello spazio è ‘delimitato’ dall’aspetto placido dei laghi salmastri e dall’infinito del mare, divisi da una lingua di terra, che forse ti fa capovolgere un territorio all’apparenza calmo ma che cova e sussulta di continuo. Ma non siamo a Latina e al Circeo, ma nell’ipotetica Villareale, che non è certo un non luogo, ma una cittadina di provincia, seppure immaginaria, compassata e borghese, selvaggia e ovattata, vigliacca e seducente, scossa da un delitto inquietante (un parroco trovato incaprettato), preceduto da un caso irrisolto (un bambino ucciso e seviziato 7 anni prima) e seguito da un’altra sparizione (un’affascinante ballerina di un night club).

Tornando alla trama, chi indaga in questi casi da matrioska se non un giornalista, probabile alter ego del narratore Campagna, giornalista nella vita reale? Ma non è il solo a cercare il volto dell’assassino. Ci sono anche un gruppo di donne, illuse e tradite dai rispettivi fidanzati e mariti, e un ex portiere di calcio, scommettitore incallito. Del resto, è sufficiente sbirciare la quarta di copertina per restare intrigati da una trama che non sai se possa mai appartenere a un solo genere o invece a una fusione tra i vari generi: “Un parroco che sapeva troppo trovato incaprettato nella canonica del suo borgo, un comitato ambientalista che scava nei segreti di una discarica e di una centrale nucleare dismessa, una prostituta di un night sparita nel nulla, una squadra di calcio che perde per pagarsi lo stipendio, un cronista indolente che non sa come impiegare il proprio tempo, un gruppo di imprenditori che avvia una centrale a biomasse per dare futuro a se stessi, un gruppo di amiche sull’orlo di una crisi isterica per i tradimenti dei mariti, una commessa di una boutique che aspetta ancora il principe azzurro, un ex calciatore col vizio della cocaina, un faccendiere serbocroato che tratta puttane, calciatori, scommettitori come se fosse ancora un cecchino durante l’assedio di Sarajevo. E sullo sfondo lo Scirocco che avvolge una città, sospesa tra mare, laghi paludosi e macchia mediterranea, in una sorta di finis terrae”.

Questa la definizione che concede il giornalista e scrittore Diego Zandel sul romanzo di Campagna: “Il romanzo di Gian Luca Campagna si inserisce in quel filone d’inchiesta narrativa cominciato da Giancarlo De Cataldo e Massimo Carlotto. Ecomafie, compravendita del sesso, calcioscommesse, politica miope: prendendo spunto dalla realtà, osservando i fatti di cronaca con occhi tridimensionali e scavando nelle torbide passioni umane, fondendo con la propria abilità narrativa i fatti alla fantasia romanzata, ‘Finis terrae’ lancia l’autore come una delle nuove promesse del noir italiano, strizzando l’occhio a quello mediterraneo. Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, maledicendo l’autore che ti costringe a fare le ore piccole per scoprire pezzo dopo pezzo, parola dopo parola, come una moderna sciarada, il nome dell’assassino. Ma, attenzione, come nella realtà, niente è come potrebbe apparire in un primo –e in un secondo- momento”: così Diego Zandel, curatore della collana di narrativa dell’editrice Oltre.

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