giovedì 9 Maggio 2024
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Al Sud i soldi li spendiamo in donne e vino. Il resto lo sperperiamo

Il giallo in Italia è noir? Il noir è una declinazione del genere colorato nel 1929 dalla Mondadori o è un genere a sé stante? Ancora: in un concetto di familiare globalizzazione esteso alla letteratura, esistono ancora i generi o soltanto i libri divisi in belli e brutti?
Sta di fatto che mai come in questo periodo il noir oggi in Italia sta attraversando uno straordinario slancio di diffusione. E forse è anche vero che “gli italiani sono veramente bravi, tra i migliori al mondo” ha detto Giancarlo De Cataldo allo scorso festival Giallolatino. Ed è altrettanto vero che la territorialità italiana così differente favorisce un carattere diverso a ogni romanzo che si tinge di nero: la griffe regionale trentina è differente da quella sarda che si distanzia da quella pugliese che non ha nulla a che vedere con quella emiliana. Senza poi penetrare nel dettaglio, perché quello che accade a Lecce è differente rispetto a quello che succede a Foggia. Insomma, il genere giallo e noir (uniamoli stavolta) in Italia sono materia che rispecchia la realtà, quella singola realtà, e la quotidianità criminale si riflette nelle produzioni letterarie.
Spesso i periodici, supplementi dei quotidiani importanti, si sono occupati con ampi serviziol Sud dei commissari d’Italia, perlustrando a macchia di leopardo tutti gli integerrimi difensori della legge e delle istituzioni, puntando a spiegare questo fenomeno tutto italiano -ma sarà così?, crediamo che a ogni latitudine il giallo/noir spiega la realtà e ricerca la verità meglio di qualsiasi altro genere (sic!)- coniando nel servizio di Alberto Riva (che ha escluso qualche bel personaggio letterario, ma sappiamo che Riva, dato il cognome, riuscirà di nuovo prima o poi a fare altri bei gol coi suoi articoli) il concetto del giallo/noir a kilometro zero, proprio per sottolineare quel carattere autentico e genuino molto italiano.
Il sospetto resta –purtroppo- che oggi il cronista/romanziere è costretto a descrivere la realtà italiana in una fiction narrativa coi suoi vizi (tanti) e virtù (poche) sostituendola alla cronaca giornalistica, trasportando il fatto di cronaca in una mera architettura letteraria, sia per orditi creativi ma anche per evitare minacce, querele e altre rotture di palle assortite (che cadono tra capo e collo soprattutto a quei cronisti che vivono in provincia, dove anche il rapporto tra chi scrive e chi produce spunto è a kilometro zero).
Affrontare articoli del genere senza cadere nella retorica del finale consolatorio o del capovolgimento dei ruoli o della contaminazione tra buoni e cattivi risulta difficile o della forte introspezione psicologica dei protagonisti, ma chi già mastica giallo/noir potrebbe abbandonare la lettura dell’articolo. E allora rilancio col noir mediterraneo, quel ‘genere’ di cui Massimo Carlotto è oggi tra i maggiori autori e che ha emesso vagiti col catalano Manolo Montalbàn e col marsigliese Jean Claude Izzo. Vabbeh, e quindi? E quindi eccoci qua pronti a raccogliere una sfida per convogliare in un’antologia unica tutti gli odori, i sapori, i colori della mediterraneità attraverso quei racconti neri che ci fanno sempre innamorare del sole, dell’aglio, della menta e del basilico (tanto per restare in tema di citazioni). Siamo in tanti, descriveremo il crimine a tinte mediterranee, ma andremo oltre, oltre i confini italici, abbracciando con un ponte di collegamento spirituale i fratelli degli altri popoli che hanno visto la nascita della culla della civiltà in una raccolta antologica che è un filo di trame dal titolo simbolico ‘Nero Mediterraneo’. Con buona pace di chi, come il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, ministro delle Finanze olandese, sa bene che al Sud spendiamo soldi in liquori e donne, non sapendo però che tutto il resto lo sperperiamo. Una copia, potete giurarci, la manderemo anche a lui.

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