lunedì 13 Maggio 2024
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Antologie di mare e di torbida palude

Quando arriva l’estate puntuale come l’onda dal mare arrivano anche le antologie da leggere sotto l’ombrellone. Ci sono raccolte di racconti che resistono nel tempo e che per i nomi presenti restano letture eterne. Presso l’Ordine degli avvocati di Civitavecchia venerdì 22 verrà presentata l’antologia ‘Nero Mediterraneo’ (che si trova in tutte le librerie pontine), una raccolta di racconti composta da autori già affermati (Piergiorgio Pulixi, Bruno Morchio, Stefania Nardini, Andrea Carlo Cappi, Gabriella Genisi, Piera Carlomagno, Romano De Marco, Roberto Centazzo, Diego Lama, Lorenzo Mazzoni, Pierluigi Porazzi, Diego Zandel e altri), testimonianza di come le antologie per mantenere appeal al di là dei nomi (affermati o emergenti che siano, cerchiamo di essere sinceri e obiettivi) devono possedere contenuti validi, altrimenti il lettore –che non è certo sprovveduto- utilizzerà l’antologia nel prossimo autunno come materiale infiammabile per alimentare il fuoco del camino. Assistiamo così al proliferare di antologie dalla veste grafica improbabile, con font che richiamano il vintage clandestino che sa di muffa, curate da chi magari ha altri meriti rispetto a quelli letterari (non soltanto nel mondo del cinema le starlette vanno avanti saltando da un letto a un altro, anche nel firmamento della narrativa ci sono donne che si prostituiscono per curare antologie o scrivere un racconto dalla forma dubbia, scorticata d’intelligenza narrativa, arida nei sentimenti e dai contenuti stantii), col prezzo pari al costo di un capo d’abbigliamento, spacciando il prodotto libro –che dovrebbe fare cultura- come un accessorio per arrivare al successo personale (ma quale successo?! La strada per il Paradiso letterario non è questa) senza curare gli aspetti fondamentali e i dettagli, che sono poi gli orpelli che fanno sempre la differenza, facendo scrivere tra l’altro personaggi che non sanno scrivere e che hanno intrapreso da tempo un forte processo di analfabetismo di ritorno. Il mondo della narrativa italiana non ha necessità di questi ciarlatani che s’improvvisano oggi curatori di antologie, domani scrittori, dopodomani giornalisti, in futuro blogger: drogano il mercato come drogati sono loro di un narcisismo perverso che li porterà diritti al fallimento letterario, considerato già il fallimento umano che resta un processo irreversibile per chi crede di sfondare con l’ipocrisia e la falsità, in un mondo in cui conta la ‘purezza’ d’animo e il metodo come esercizio quotidiano. Il mare che resta simbolo di purezza e trasformazione ti fa capire tante cose, lava, monda, ti ricorda il panta rei, ti insegna che la sinestesia non è solo una figura retorica ma è una griffe che si dovrebbe avere tatuata nel cuore se si vuole fare questo mestiere. Lasciate stare le imitazioni che sanno di torbido e di melmoso come la palude, scegliete il mare: la purezza sta da quella parte, le false imitazioni meritano soltanto di essere ignorate. O di essere utilizzate come nel periodo medievale: per attizzare il fuoco ai primi arrivi dell’inverno. Peccato che, come l’Inquisizione docet, non si possa aggiungere nella pira purificatrice anche chi spaccia questi prodotti come narrativa.

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