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Chi sono

Quando mi chiedono perché scrivo, rispondo che: Scrivo e leggo per evitare il processo di analfabetismo di ritorno. Al di là delle battute, nei miei romanzi provo a utilizzare la sinestesia, perché credo che il compito dello scrittore sia quello di catapultare il lettore nelle pieghe della storia, immergendolo nei e coi sensi. Credo molto nella mission della narrativa, ancor più della saggistica e del giornalismo d’inchiesta. Partendo dall’assunto dell’utile, vero e interessante di memoria manzoniana, ho maturato l’idea che un romanzo oggi debba denunciare le storture e le criticità della società attuale, facendo proprio il dogma brechtiano: Chi non conosce la verità è un ingenuo, ma chi la conosce e la chiama bugia è un delinquente. In questo modo, attraverso il lavoro della denuncia, i lettori non potranno più dire: Io non sapevo, perché i protagonisti dei miei romanzi sono pervasi da senso d’inquietudine ma anche dallo stato del desiderio e, soprattutto, sono tesi a una ricerca ontologica (oggettiva della Storia e soggettiva nelle piccole storie); poi provo a descrivere la realtà così com’è, senza filtri di linguaggio e con l’intensità dei sentimenti (certo, torna la sinestesia, ma anche la prosa di Hunter Thompson, quello del giornalismo gonzo); altro elemento che provo sempre a inserire è il collegamento spirituale tra lettore e autore, perché la narrativa non può non considerare l’evasione, la battuta, il condurre il lettore in un altrove letterario unico, inesplorato, per divertirlo su un sidecar a 200 km/h senza casco, senza cintura di sicurezza e, soprattutto, senza conoscere la meta finale. Tutto questo, ci si augura, per poi confezionare un romanzo attraverso un’autentica suggestione estetica, un equilibrio tra forma e contenuto, oltre che di originalità di stile.

Credo che l’Europa debba ripartire dalla centralità del Mediterraneo, la culla della civiltà, da dove ha avuto origine il mondo. E che ha creato il noir, il padre degenere di ogni genere letterario.

Gian Luca Campagna (Latina, 25 gennaio 1970) scrivo e leggo per evitare il processo di analfabetismo di ritorno, così sono diventato copy nel seducente mondo della comunicazione pubblicitaria, ghost writer nel mondo irreale della politica, giornalista nel mondo verosimile della cronaca, pur aspirando a diventare un romanziere nella vita reale. Uso l’ironia a robuste dosi e mi tutelo talvolta col sarcasmo, fischietto Eleanor Rigby nella versione rude dei Pain, diffido degli astemi, amo i cani e la vita. E i fianchi delle donne.

Ho pubblicato un numero enciclopedico di racconti, il romanzo Molto prima del calcio di rigore (Edizioni DrawUp, 2014), il romanzo noir mediterraneo Finis terrae (Oltre, 2016), vincitore sezione emergenti al Premio Romiti e secondo al Giallo Indipendente del Salone del Libro di Torino; il racconto Il lamento afono dell’anatra muta è inserito nell’antologia Giallo di rigore (Giallo Mondadori, 2016); ho curato l’antologia del calcio di serie B Il campionato degli italiani (Omicron, 2017) e l’antologia del mare Nero Mediterraneo (Omicron, 2017); il romanzo Il profumo dell’ultimo tango (Historica, 2017), vincitore del premio giuria al Premio Barliario di Salerno. A settembre 2019 è uscito il nuovo romanzo per Frilli Editore dal titolo L’estate del mirto selvatico.

Sono ideatore e organizzatore, dal 2007, del festival nazionale di letteratura gialla e noir Giallolatino.