mercoledì 15 Maggio 2024
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Descrivi il tuo villaggio, descriverai il mondo

Descrivi il tuo villaggio e descriverai il mondo. Quando Fëdor Dostoevskij biascicò questa frase era convinto di quello che affermava. A distanza di secoli quella felice espressione, magari all’epoca pennellata per un villaggio siberiano, cala perfettamente nel periodo della globalizzazione come se fosse un guanto indossato da una mistress.
Dopo aver girovagato -fisicamente e letterariamente- per l’America del Sud incassato sul sidecar di Josè Cavalcanti, dall’Argentina all’Uruguay e tracciando le piste in Perù, lo home sweet home era l’obiettivo più immediato da raggiungere. Come novello Ulisse ho toccato le sponde di Eea, quella che gli antichi scambiavano per un’isola, e sono tornato a casa (lui a Itaca, io a Eea, cioè il Circeo).
Il romanzo ‘L’estate del mirto selvatico’ edito da Frilli è un libo atteso (uscirà a settembre), ha avuto una gestazione importante, a tratti dolorosa e malinconica e altri momenti più esaltanti, forse come tutti i parti. Ed è una creatura che al momento della nascita immaginerò bellissima, mentre amici e parenti stanno preparando il corredo. E’ stato istintivo tornare dopo il romanzo ‘Finis terrae’ a tuffarsi in un territorio coperto da una macchia mediterranea selvaggia, dalle acque salmastre dei laghi costieri, da dune sabbiose come borotalco, da un mare con le acque trasparenti. Stavolta, niente fraintendimenti, non c’è l’immaginaria Villareale, c’è il Circeo in tutta la sua incantevole magia. Ma come ogni paradiso che si rispetti c’è il serpente. E la sua Eva.

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