martedì 14 Maggio 2024
HOME > LA VITA COME UN ROMANZO > I rumori silenziosi delle città

I rumori silenziosi delle città

Sono cambiati. I rumori delle città. Fuori dalla finestra è primavera. Il cielo è sfregiato dala pioggia, qualche batuffolo di nuvola, un sole tiepido e un freddo un po’ pungente che ci ricorda che è ancora marzo. In una Penisola è facile riconoscere il garrito di un gabbiano come il cinguettio di un passero, sono la poesia di oggi nelle città svuotate d’anime, di gente rintanata nelle case per una quarantena di sopravvivenza. Chi vive in civettuoli borghi o in piccole città recupera anche ricordi bucolici, si fonde con una natura che pare oggi essere la priorità dei pensieri dei più, quasi rei confessi di averla offesa in questa esplosione del virus Covid-19. Invece i suoni delle città sono cambiati. C’è anche poca fantasia nel discutere o confrontarsi animatamente tra vicini di casa divisi da pianerottolo e recinzioni (si litiga a una rigida distanza di uno o più metri, sembra una singolar tenzone di sberleffi e pinzillacchere, anzichenò), tra partner colti sull’orlo di una crisi nevrotica di convivenza comune ma non immune (qui il metro di misura è rappresentato dal divano, benedetta barriera architettonica), tra ragazzini che urlano per un gol immaginario nei cortili dei palazzi, resiste solo l’incazzatura tramite social che ti obbliga (ma chi ti obbliga, poi?) a schiacciare con energia i tasti del pc per rispondere a chi professa di possedere la visione apodittica della vita (compresi noi stessi, eh). Ma la vita è una farsa. Tutt’attorno c’è silenzio, un muro di quiete interrotto dalle raccomandazioni degli altoparlanti montati sui pick-up della Protezione civile, un lenzuolo di inerzia squarciato solo dalle sirene spiegate delle ambulanze, che comunemente non sono mai foriere di buone notizie. Hanno sostituito anche le campane a morto, con le chiese sbarrate, i cimiteri serrati, le camere mortuarie bloccate, le sagrestie silenziose. Trincee, campi aperti, retrovie sono soltanto gli ospedali in questa guerra fatta di tante piccole battaglie. Vita e Morte s’incontrano lì, si stringono in un patto surreale in quel fronte che vive di bollettini di numeri che non fanno nemmeno rumore, perché ai vivi è impedito anche di piangere pubblicamente i loro morti. E questo è il lutto peggiore di questa guerra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *