domenica 12 Maggio 2024
HOME > CRONACHE DI UNO SFIGATO > Il doping letterario e la falsità del successo, da Salazar alla De Lellis

Il doping letterario e la falsità del successo, da Salazar alla De Lellis

Da Giulia De Lellis ad Alberto Salazar quante storie false per raggiungere risultati bugiardi. Amo chi bluffa. Ma non amo i bari. Meriterebbero di stare in una bara, direbbe Pinketts. Dai tempi dell’Ulisse di Omero ho sviluppato una certa ammirazione mista a insofferenza o insofferenza mista ad ammirazione per l’eroe di Itaca che prima fa lo scemo per non andare in guerra, poi s’inventa uno stratagemma che passerà alla storia per fermare una guerra decennale, infine comincia la sacra arte della seduzione con annessa menzogna, attività prettamente maschile da millenni.

Ma arriviamo al dunque. Durante i Mondiali di atletica a Doha in Qatar fa eco la squalifica comminata al guru del mezzofondo Alberto Salazar, coach statunitense impegnato nell’Oregon Projetc, il gruppo di allenamento di alto livello che fa base a Beaverton nel nordest degli Usa, accanto alla sede della Nike, che sorge su un’area non incorporata, cioè una zona secondo il diritto anglosassone che non fa parte di alcuna municipalità e quindi è priva di personalità giuridica (boh, sarà una sorta di Area 51, anche se proliferano sospetti che sia pulita quanto un laboratorio della ex DDR ai tempi d’oro dell’atletica dell’Est spacciata per doping di Stato). L’accusa è organizzazione e istigazione al doping e traffico di testosterone, accuse mica da poco, che gettano sospetti, ombre e discredito anche su quegli atleti che l’allenatore ha plasmato negli anni e che hanno fatto incetta di medaglie.

Alla stessa stregua apriamo un capitolo su Giulia De Lellis, l’influencer che ha scritto quel libro ‘Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza!’ che sta andando fortissimo. Premesso che chiunque possa scrivere e manifestare il proprio pensiero (nell’era dei social network, poi…), quello che mi rende perplesso è che è emerso candidamente il nome del suo ghost writer (alias Stella Pulpo): se prima avevamo dei sospetti ora abbiamo la certezza che i personaggi noti non scrivono (perché non sanno scrivere, ma probabilmente nemmeno pensare…) ma si avvalgono di alte figure professionali. Questo è barare. Mi chiedono: stai rosicando perchè non vendi quanto la De Lellis? No, non rosico, ma denuncio, è diverso, questo sistema che non ho mai digerito dai tempi che mi allenavo in atletica leggera. Io non comprerei mai un libro dove c’è il nome di Tizio e poi c’è la certificazione che l’ha scritto Caio. La presa in giro è servita. Ma che senso ha? Non è pure questo doping? Non è forse ottenere risultati, nello specifico in campo letterario, barando? Un conto è scrivere un romanzo o un saggio o un’autobiografia con l’aiuto, il sostegno e le indicazioni di editor, un conto è abdicare alla narrazione con artefici discutibili per ottenere risultati che non si sarebbero mai raggiunti, né con anni di allenamenti muscolari né con intense sedute di scrittura creativa. A quando il reato di doping letterario?

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *