mercoledì 15 Maggio 2024
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Il seme della narrativa germoglia a Lampedusa

La narrativa come messaggio di fratellanza. Ci hanno provato tutti. Con le missioni di pace, camuffate con vesti da guerra. Che ci provi la letteratura è forse un’avventura nuova, visionaria e farneticante, per questo colma di fascino e suggestioni. E non è un caso che ci provi il noir, il genere che nasce sulle sponde di quelle acque che sono state la culla della civiltà. Da Caino e Abele all’Edipo re, dalla tragedia greca sublimata nell’arte alla commedia farsesca latina, dall’oggi del noir mediterraneo all’sms di unità che lanceremo col seme della narrativa a Lampedusa il 9 agosto.
Ma andiamo con ordine. Il 9 agosto a Lampedusa verrà consegnato al sindaco Salvatore Martello un seme di una pianta che rappresenta il seme della narrativa per la fratellanza tra popoli e un’antologia, emblema della cultura narrativa. Infatti alle 19.30 presso l’Oasi marina protetta verrà presentata al pubblico l’antologia ‘Nero mediterraneo’, curata da Gian Luca Campagna, dell’agenzia Omicron, mentre il seme (o meglio i semi) sono messi a disposizione dalla ditta Sementi Scarparo di Latina. L’evento vede la presenza del sindaco Martello, del curatore Campagna, anche del giornalista Giovanni Elio Desiderio nelle vesti di moderatore e di Stefania De Caro, una delle autrici.
Troppo facile capire del perché la scelta sia caduta sull’isola di Lampedusa, l’estremo Sud del nostro Bel Paese, remoto lembo di terra della civiltà occidentale e prima terra d’accoglienza dei disperati che spingono da più giù ancora. Eppure all’origine era la culla della civiltà, esaltata nella diversità e negli inevitabili conflitti quando il mosaico non è unico ma una serie di tesserine ancora da far combaciare. Col trascorrere dei secoli le diffidenze non si sono smussate. Tutt’altro. La forza dirompente della narrativa potrebbe risultare devastante in questo mondo, perché unisce mica divide. Le diverse esperienze restano un arricchimento, non generano mai divisioni.
È qui che verrà gettato il seme della narrativa, un messaggio di fratellanza, rispetto e unione tra genti e popoli. Un seme reale, da far crescere, da coltivare, da diffondere. La metafora agricola è calzante: è da qui che è partita la straordinaria rivoluzione evolutiva dell’uomo. E come è risultata nel tempo dannosa la monocultura, ecco che le variazioni si sposano con le contaminazioni, che sublimano la crescita.
In questo progetto editoriale il seme è oggettivo: a Lampedusa verrà consegnato al sindaco Salvatore Martello un seme per far crescere la pianta della narrativa, così sul ponte di collegamento materiale (l’isola di congiunzione tra i mondi) e spirituale (la narrativa) ecco la fusione tra i popoli per una pacifica convivenza. È da queste basi che è nato il progetto editoriale Nero Mediterraneo (edita dall’agenzia Omicron, di Latina), un’antologia di racconti che raccoglie diverse firme italiane e non che hanno ambientato 19 storie nere lungo le sponde del Mare Nostrum trasformato per una volta in Mare Monstrum.
PERCHE’ IL NOIR – Il noir mediterraneo non è un genere ma uno stile letterario intriso dal senso d’inquietudine. Plasmato da una percezione, da un senso d’appartenenza, per intenderla alla Massimo Carlotto. Ha in sé il senso dell’inquietudine del noir, ma ha l’anima della mediterraneità, che non è circoscritta in un luogo ma –soprattutto nel tempo della globalizzazione- rimbalza in ogni luogo che la evoca: il cambio di angolazione del crimine, vittime e carnefici che si scambiano di ruolo, gli innocenti che non esistono, i cavalieri bianchi che sono macchiati di nero (e viceversa, un po’ come la vita reale), il sesso passionale, e poi il vento, il mare, il sole, gli odori della cucina. Aglio, menta e basilico cantava l’aedo Jean Claude Izzo, ma consentitemelo c’è da aggiungere olio (d’oliva, naturalmente, con il burro è vietato cucinare).
IL SEME – Ma qual è la pianta? Si fa presto a dire ‘ecco, seminiamo la pianta della cultura’. E certo, va scelto un seme che possa essere piantato (e trasportato) con facilità e che possa diffondersi con altrettanta rapidità ma che non sia infestante, quanto piuttosto profumato e invitante. Così la scelta è caduta sul basilico, pianta di origine dal Medio Oriente ma presto diffusa in Europa, assurgendo quasi a simbolo dell’Italia (senza dimenticare il pamphlet sul noir mediterraneo da parte dell’aedo Izzo). La radice greca del nome significa regale, il basilico cresce bene quando il sole è abbondante.
L’IDEA – L’idea è stata quella di raccogliere in un’antologia dal titolo ‘Nero Mediterraneo’ storie di autori di diversa estrazione geografica, che hanno raccontato in una storia giallonoir le storture, i vizi e il malaffare di una porzione di territorio italiano e non che si affaccia sul mare, allacciandoci alla funzione sociale di denuncia del noir. Il protagonista come ci insegna la vita è chiunque di noi, non deve essere per forza un elemento della Pubblica sicurezza o un criminale, anche un cittadino qualunque, anche la gente comune è protagonista di una storia a tinte forti. Sulla copertina campeggia la Porta dell’Europa che sorge su un promontorio di Lampedusa, la prima cosa che avvistano i migranti quando scorgono l’isola, il primo avamposto per una nuova vita sul suolo italiano. La letteratura è un ponte che unisce, non che divide, come può essere il mare. E la vita comincia dal mare, le città s’approcciano dall’acqua, come ci hanno insegnato le prime civiltà che s’affacciarono sul Mediterraneo.

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