martedì 14 Maggio 2024
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La guerra dell’informazione tra Trump e Twitter

Oggi il conflitto si sviluppa nelle pieghe dell’informazione. Il caso del presidente Usa Trump e della piattaforma social Twitter ricorda tanto la locuzione latina di Giovenale.

Oggi abbiamo forse capito veramente cosa significa comunicare con la tecnologia. Una riflessione che scaturisce dallo scontro tra il presidente statunitense Trump e Twitter. Esatto, non tra due uomini politici in competizione ma tra uno degli uomini più potenti del mondo e il social network numero uno per quanto concerne l’informazione. Anzi, la riflessione è doppia.
La storia ormai è deflagrata: Donald Trump, forte dei suoi 80 milioni di follower, usa la piattaforma social come strumento di propaganda e megafono, alla fine come fanno tutti, soltanto che per la prima volta la società di San Francisco è intervenuta per correggere i cinguettii presidenziali, in cui il tycoon evocava il rischio di frode elettorale dopo che il governatore della California Gavin Newsom e altri politici democratici avrebbero valutato la possibilità del voto per posta a causa del coronavirus. Twitter ha segnalato i due tweet con l’avviso di ‘verificare i fatti’ e un link in cui si spiega che le dichiarazioni del presidente Trump sono prive di fondamento, secondo anche autorevoli organi d’informazione come la Cnn e il Washington Post, specificando che i tweet presidenziali “contengono informazioni potenzialmente fuorvianti sui processi di voto e sono stati contrassegnati per fornire un contesto aggiuntivo”.
Il conflitto tra Trump e Twitter è cosa nota, ma questo scontro genera due riflessioni. La prima è che si pone un argine a chi urla e strepita su una piattaforma digitale strillando che sono gli altri a fare un abuso di fake news quando spesso è egli stesso che non riflette prima di sfiorare i testi per lanciare il proprio pensiero, così la piattaforma agisce come giudice e censore nella jungla dell’informazione; la seconda è figlia della prima, cioè l’intervento diretto della stessa piattaforma social, che smentisce, rintuzza e replica, oggi lo fa probabilmente a ragion veduta, ma domani?. Non essendo affatto a digiuno di romanzi e film distopici nulla ci vieta di pensare che la democrazia dell’informazione e della comunicazione è in pericolo, dato che è vero che si autoalimenta in questo circolo vizioso ma è altrettanto autentico che se oggi interviene per contenere ‘sciocchezze informative’ chi ci assicura che domani invece sarà così e non per soffocare il pluralismo informatvo?
Del resto, la ricordate l’antica locuzione di natura classica? Quis custodiet ipsos custodes?, tratta dalla VI Satira di Giovenale, che letteralmente significa: «Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?». Un problema di certo non nuovo.

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