martedì 14 Maggio 2024
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L’attesa del Var ricorda la suspense per le interrogazioni in classe

Ieri sera, in coda alla partita Torino-Lecce, un intero stadio ha trattenuto il fiato per capire se c’era la concessione di un calcio di rigore che avrebbe potuto cambiare le sorti del match. Come ormai siamo abituati a vedere nelle partite di calcio, l’arbitro non fidandosi del suo istinto e della sua ragione ha richiesto prima l’assistenza tecnica esterna e poi quella del Var.

Ve lo ricordate il momento di maggiore suspense a scuola? Beh, studenti modello non lo siamo mai stati, o meglio siamo stati esempi da non seguire, però anche chi studiava ed era preparato tratteneva il respiro quando l’insegnante in nome dell’interrogazione selvaggia scorreva con esasperante lentezza l’elenco del registro dove erano segnati i cognomi. Quello era un rito collettivo che oggi ricordiamo con un sorriso disegnato sulla faccia tra il senso della nostalgia e quello dell’ironia, avvolti e smarriti nelle vere sfide della vita, che non erano certo quelle ovattate in un’aula scolastica. Ammettiamolo tutti, secchioni o affezionati dell’ultimo banco, in classe l’aria si fermava, entravamo in un barattolo colmo di formalina, ingessati dalle nostre ancestrali paure, la sudorazione raggiungeva picchi da fogna, l’ossigeno scarseggiava e il cuore percorreva i battiti della normalità solo dopo che la vittima sacrificale era un compagno sfigato.

Così ieri sera, al 95′, durante Torino-Lecce, l’intero stadio Olimpico al momento del quesito amletico da parte dell’arbitro Giua “concedo/non concedo il calcio di rigore” ha trattenuto il respiro: i ventimila di fede granata più qualche coraggioso tifoso salentino hanno ingoiato saliva, rifiutato ossigeno e masticato anidride carbonica. Il Toro avrebbe potuto usufruire di un penalty per riequilibrare il match, il pugliese Rispoli si stava insultando per aver commesso fondamentalmente un peccato di ingenuità (o di spossatezza) su Belotti, così il direttore di gara ha tenuto tutti sul filo dell’incertezza per tre minuti (che sono tantissimi!, soprattutto quando l’aria si ferma e tu galleggi sospeso perchè il tuo destino è deciso da altri), fino a decidere che no, l’interrogazione no, non si doveva fare. Per buona esultanza del Lecce, meno per la classe di studenti granata.

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