domenica 5 Maggio 2024
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Luoghi di libri, una storia non etichettabile

Leggere questo libro è esattamente come Federico Canestri, lo scrittore protagonista della storia, vorrebbe che fosse il suo romanzo.

Portare a spasso su un sidecar il lettore, non fissargli la cintura di sicurezza, senza casco, condurlo a centocinquanta chilometri orari in un altrove che non conosce, sorprenderlo anche nelle piccole soste, consentirgli di riflettere soltanto quando ha raggiunto la meta, emozionarlo pagina dopo pagina, svelando alla fine la più grande banalità dell’esistenza…“.

Questo è ciò che si prova leggendo Gian Luca Campagna. Con questa storia, l’autore ci catapulta nel luglio 1990, nei ricordi di un’estate italiana, quella dei mondiali di calcio, quella delle notti magiche della Nannini. Tra le avventure di ragazzi adolescenti che vogliono divertirsi e prendere la vita a piene mani, scoprire l’amore e le sue forme, tra le emozioni che la gioventù amplifica e rende, a volte, anche insopportabili. Gioia, passione, amicizia, ma anche odio, tradimento, vendetta. Una banda di buoni a contrastare i bulli che se la prendono con il ragazzo più debole del gruppo.

In un alternarsi di passato e presente, seguiamo il Federico adulto, oggi, tornato al Circeo per scoprire la verità su una tragica vicenda che chiede giustizia da tempo. Un uomo con i suoi tormentati trascorsi sentimentali, uno scrittore con la crisi da pagina bianca, che rivive i suoi ricordi di ragazzino: le partite con gli amici sulla spiaggia di Sabaudia, vegliati dal profilo di pietra della Maga, ovvero il monte Circeo, descritto in più parti del romanzo in modo splendido, come un pittore dipinge un quadro.

Lo stile di Campagna è descrittivo e spesso poetico: riusciamo quasi a vedere i colori di questo cielo dalle “nuvole sudicie che rischiavano di imbrattare quel quadro dal colore pastello“, gli odori dei cespugli di mirto, il fruscio delle fronde dei carrubi. E il mare, in cui perdere lo sguardo e rivivere le sensazioni di quella che suo padre definiva ‘L’estate indiana’, quel periodo in cui “tutto è ammesso e dove le sofferenze e le criticità della vita scompaiono“. Ma non sarà proprio così per Federico, che farà un percorso tortuoso, incontrando gli amici dell’adolescenza, alla ricerca di una verità che potrebbe sconvolgere le sue poche certezze.

Uno stile narrativo che va in crescendo, mantenendo così la curiosità nel lettore che vuole proseguire la storia per capire, con il protagonista, la verità finale.

Una storia cupa, non un giallo, non un noir, ma qualcosa di ancora diverso, non etichettabile, che affronta, tra gli altri, il tema del bullismo, argomento molto moderno, ma già ben noto anche negli anni in cui si svolgono i fatti.

Il più forte vince sempre, sarà davvero così?

Buona lettura e buon viaggio sul Monte Circeo.

 

 

 

Gian Luca Campagna – L’estate del mirto selvatico

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