martedì 14 Maggio 2024
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Muore Sepúlveda, addio allo scrittore dell’immaginario

Muore Sepúlveda, colpito da Covid-19. Se ne va il grande scrittore cileno che ci ha lasciato grandi romanzi a metà tra il sogno e la realtà avventurosa.

Volete evadere dalla quarantena causa Covid-19 senza incorrere in sanzioni pecuniarie? Si può fare, rendendo omaggio a un grande scrittore spirato oggi per infezione da coronavirus. Lui forse ci avrebbe ironizzato fino al sarcasmo. Perché gli scrittori non muoiono mai, sono eterni, soprattutto quando ci consegnano capolavori immortali, che ti lasciano il segno e il sogno, ti catapultano dal riso al pianto, ti fanno capire che l’anima della narrativa è proprio dare voce a chi non ha voce, interpretando i sentimenti, le rivendicazioni, le aspirazioni di chi è umile, ascoltandolo e rimbalzando la sua voce sfiatata.

Sì, Luis Sepúlveda era così. O meglio è così, perché, appunto, uno scrittore non muore mai quando ci consegna titoli che ti spediscono con biglietto solo andata in un altrove letterario che è l’America Latina. Colpito dal Covid-19 il 25 febbraio era stato ricoverato a Oviedo, dove è morto oggi. Di un autore si segue la vita quando ti appassioni alle opere, così scopri un personaggio errante, un picaro, un attivo ecologista, un anarcomarxista, un gitano, un avventuriero e un cantastorie. E sì, il cileno Luis (Ovalle, 1949) è stato tutto questo, ha combattuto per il suo presidente Allende quando il Palazzo della Moneda veniva bombardato dalle truppe di Pinochet, imprigionato e torturato è stato poi graziato, ma invece di rifugiarsi in Europa ha girovagato nel ConoSur, fino ad arrivare a combattere in Nicaragua contro i soliti piani orditi dalla Cia e dal dittatore manovrato. E da lì ha poi cominciato a scrivere non solo di teatro ma regalandoci architetture narrative che hanno segnato la letteratura mondiale. La vita e le opere di Sepúlveda non sono due binari paralleli, sono un’unica linea, perché capisci quanto la vita attraversa le trame di un romanzo e quanto un romanzo rispecchia l’avventura della vita. E così per continuare a rendere viva la sua eredità imprimiamo una sua frase, a proposito dell’immaginario.

“L’ultima rivoluzione rimasta in sospeso è quella  dell’immaginario: dobbiamo essere capaci di immaginare in quale mondo e società vogliamo vivere, e se vogliamo essere cittadini o consumatori”.

I gusti restano personali. Un autore è immortale. Quindi, cari signori, impegnatevi a evadere e a rendere omaggio a chi vi sedurrà con le sue parole, le sue riflessioni, le sue trame. Qui un poker di romanzi che mi hanno lasciato il suo nome nel cuore.

‘Un nome da torero’ è un romanzo d’avventura, infarcito della sua ironia corrosiva, che vi porterà dalle coste anseatiche fino alla fine del mondo, vale a dire la Patagonia, cacciando un tesoro immaginario e reale con personaggi al limite del credibile.

‘Diario di un killer sentimentale’ è un romanzo breve, che scorre via veloce come un bicchiere d’acqua fresca nell’arsura ferragostana. Ve ne innamorerete per lo stile.

‘L’ombra di quel che eravamo’ è uno spassosissimo ritorno al passato di un gruppo attempato di anarchici che decide di fare un’ultima clamorosa iniziativa a Santiago del Cile. Una commedia agrodolce degli equivoci con soluzioni iperboliche che ci consegna due personaggi universali, come l’ispettore Crespo e il rivoluzionario Coco Aravena.

‘Il vecchio che leggeva romanzi d’amore’ è un capolavoro di poesia e di narrativa che fonde avventura, ironia, disillusione. È ambientato in un altrove dal nome emblematico, El Idilio, dove si mischiano personaggi folkloristici. Il protagonista è Antonio José Bolívar Proaño, un vecchio che ama leggere storie d’amore, tristi e tribolate ma che abbiano almeno un happy end. Esperto della foresta, sarà chiamato a un duello fatale contro un tigrillo che minaccia la comunità. Un romanzo che per la disputa tra uomo e belva ricorda molto anche ‘Il vecchio e il mare’.

Una frase pescata a caso nel romanzo, appena riproposto nella collana Latinoamericana che esce il venerdì con la Repubblica. 

“Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere. Ma non aveva niente da leggere”.

Se volete rendere omaggio a Luis, leggete i suoi romanzi. Lo farete vivere sempre accanto a voi. Ma farete, soprattutto, un grande regalo a voi.

Perchè un romanzo sull’Argentina, eh? Perchè?

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