domenica 28 Aprile 2024
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Ogni scrittore alla ricerca del proprio personaggio seriale

Sapete perché gli scrittori creano un personaggio seriale? Forse per vivere in un altrove letterario. Poi, arriva lui, José Cavalcanti. E sovverte le regole.

Ogni scrittore ha un debole. E presto cade nella tentazione di creare un personaggio seriale. Il trucco è presto svelato: vorrebbe tanto assomigliargli, vivere come lui in un altrove, fa compiere a lui quelle azioni che ha sempre sognato ma che per regole convenzionali lui puntualmente evita, rintanandosi nelle gabbie dell’omologazione sociale. Poi, esiste lo scrittore che in modo quasi istintivo crea un personaggio seriale, la fa seguendo una linea catartica: e accade che questo qui, quando tra le righe di carta e inchiostro si annoia, lo prega di compiere azioni nella vita reale che odorino di narrazione emozionale, in modo che anche lui possa respirarle. Un Demiurgo che assume le forme di un Giano bifronte. E viceversa.

Sapete chi è José Cavalcanti?

No?!

Inevitabile. Ve lo presento io.

“L’amore è un usuraio.

Un giorno arriva e pretende il tempo indietro.

E te lo richiede con gli interessi”.

José è un investigatore privato, ex calciatore, ex giornalista, ex cuoco, ex fidanzato, che sfanga la vita a Buenos Aires. È di chiare origini italiane e i guai continuano a rincorrerlo sebbene lui crede di starsene tranquillo rintanato nei pochi metri quadrati di El Gallego, che negli orari d’ufficio è un’agenzia investigativa e nelle pause è un ristorante per gourmet. Cholo è il suo assistente, come cuoco e come detective, al pari di Clan & Destino, due dogo mansueti come… due dogo.

Certo, José è un irrisolto come uomo, un sopravvissuto ai drammi della sua Argentina, un reduce della sua vita. Un uomo senza cicatrici bianche. Lui dice sempre che la solitudine c’è quando mancano le prospettive su cui disegnare nuovi obiettivi, è come quando un pittore ha una tela, dei colori e dei pennelli, ma non ha un’idea che sia una, tant’è che José mugugna che

“la solitudine è assenza di vita dentro di sé,

non assenza di vita attorno a sé”.

Nella sua prima avventura viene coinvolto dalla sua ex Teresa, che anni addietro gli ha rubato il cuore lanciandolo dentro un frullatore dimenticandosi di restituirglielo. Oggi, la sua ex fidanzata è una donna disperata, poiché il figlio dodicenne Pablito è scomparso nel nulla, al pari di altri niños, tutti nipoti di militari coinvolti nella dittatura di Videla, che dal 1976 al 1983 creò quel tragico fenomeno dei desaparecidos. Cavalcanti se ne andrà a zonzo per Buenos Aires col suo sidecar Ural a cercare di capire che fine hanno fatto quei bambini… Una storia raccontata nel romanzo Il profumo dell’ultimo tango (Historica, 2017), che ha vinto il premio della giuria al Premio di narrativa Barliario nel 2019 e che la compagnia Palco 19 di Simona Serino sta trasformando in una pièce teatrale.

Nella sua seconda avventura, José Cavalcanti si imbatterà in un caso che lo trascina nel vortice del passato, a cavallo di due dittature, quella della junta militar argentina e quella civico militare e ‘costituzionale’ dell’Uruguay, che nel dicembre 1980 organizzò con la complicità dell’Italia massonica la farsesca Copa de Oro di calcio, una mini Coppa del Mondo, che lo porterà a contatto con una serie di personaggi picareschi, immaginari e reali. E con una serie di inquietanti interrogativi.

Perché una bella donna scompare nel nulla abbandonando la sua vita dorata?

Perché le scelte di una terrorista senza pietà influenzano la vita di un’agiata famiglia?

Perché raccontare un torneo di calcio potrebbe costare la vita a un giornalista?

José Cavalcanti viene ingaggiato da un ricco allevatore argentino perché la primogenita è scappata dalla sua prigione d’oro senza lasciare traccia. Il detective privato più scalcinato del SudAmerica intuisce che Maria, quarantenne ex moglie di un magistrato, sia fuggita da Cordoba a Montevideo per una follia d’amore. Convinto che l’amore è sinonimo del tempo, risultato della formula spazio diviso velocità, Cavalcanti si chiede chi sia veramente questa borghese viziata che decide di sparire, di rinunciare alla sua vita agiata, di abbandonare i suoi figli e di inseguire una verità che invece tutti vogliono seppellire. O, invece, Maria è la pecora nera di quella famiglia ricchissima, una rivoluzionaria ante-litteram che contro tutti e tutto vuole ripercorrere un destino beffardo?

A quando la seconda avventura di José Cavalcanti?

Tranquilli, prenotate un tavolo a El Gallego, non c’è molto da aspettare.

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