Cinque milioni e mezzo a stagione mica tolgono il sonno, ti strappano ampi sorrisi anche quando credi di subire incubi notturni. È proprio vero che ogni uomo ha il suo prezzo, anche chi ha speso sessant’anni della sua vita professando una fede ideologica –oggi romantica- come il comunismo e poi, sconfessando se stesso e il proprio percorso esistenziale, ha abbracciato quello che in Italia è l’emblema del padrone e della dittatura calcistica, la Juventus. Maurizio Sarri, sarcastico come tutti i toscani, votato a un calcio veloce e rivoluzionario, fumatore più di Eduardo Galeano, in panca insaccato in tuta come un dopolavorista in un torneo de La Boca, s’è sempre definito comunista e antijuventino, ma di fronte a certe cifre anche le idee più solide vacillano e lo sterco del Diavolo resta un’arma di seduzione di massa a cui non si riesce a resistere. E subito nell’italica dimensione campanilistica ecco che a Bagnoli, patria di Sarri, viene rimossa una targa in suo onore, l’artista Max Gallo non si capacita del suo docufilm intitolato a suo tempo a chi riteneva una costola calcistica del Che, addirittura s’è sciolto sui social network il gruppo ‘Sarrismo, gioia e rivoluzione’ perché allenare la Juventus è sinonimo di alto tradimento, lesa maestà e vilipendio ai simboli. Insomma, è come se a un certo punto della battuta cacciatore e preda coincidessero. Animo ragazzi, ammettiamolo con candore, ogni uomo ha il suo prezzo. Forse anche noi, mica crederete di essere immuni.