domenica 5 Maggio 2024
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Thrillernord: dissolvenze cinematografiche, scrittura robusta ma elegante

La recensione su thrillernord da parte di Sabrina De Bastiani.

La dissolvenza. Da intendersi in gergo cinematografico, non per levità di consistenza, anima e dà coerenza e forma a queste pagine,  ad una storia  che non poteva trovare struttura narrativa migliore per essere raccontata.

Non a caso, sposandosi così bene ad un plot nerissimo, dissolvenza  a nero e da nero   che qui  si realizza  come passaggio transazionale non tanto e non solo da un’immagine all’altra, quanto da un tempo all’altro, dall’ oggi all’estate del 1990, dall’interiorità agli accadimenti esterni che l’hanno così forgiata.

È un narrato di barriere e di rimozioni, quello che Campagna, con scrittura robusta ma elegante,  di pancia quando occorre e finemente aggettivata se il passaggio lo richiede, ci racconta.

La storia di Federico Canestri, una vita già scritta che sarebbe da riscrivere, l’occasione di farlo facendo un po’ di passi indietro, fino al topico momento di un’estate che davvero fu cambiamento. E fino a che punto?

La storia del suo gruppo di amici, dei loro antagonisti – forse- sapientemente messi in campo sul terreno di gioco di un Circeo che affata e affama, dal loro autore  che si fa il  più ispirato degli allenatori, abile a puntare e a descrivere le individualità, raccogliendole ma non costringendole nell’identificativo di un soprannome capace di occultare e di rivelare al contempo, mai perdendole di vista, amalgamandole nel più efficace gioco di squadra.

 

Da un cespuglio di ginestre apparve Hammer coi suoi muscoli arroganti, la faccia baciata dalla luna argentea, il ghigno malvagio. Appena un passo dietro di lui Crisantemo, Moscarda, Kamikaze e Mantide. Li accomunava una risata stantia, cavernosa, cattiva. Hollywood scattò in piedi, si rimpossessò della bicicletta  e si lanciò contro la discesa. Tasso Mannaro e Dracula restarono pietrificati sull’asfalto, con gli occhi vitrei, osservando increduli  l’amico che si dava alla fuga con l’unica mountain bike rimasta sana. Kamikaze cacciò fuori la fionda, raccolse un ciottolo e provò a colpire il fuggiasco, ma le ombre della sera giocarono a favore di Hollywood così il colpo si smarrì nell’oscurità della brughiera.

 

Da leggere fino in fondo, L’estate del mirto selvatico,  assaporandone l’inquietudine, ritrovandosi anche in taluni momenti vissuti. Per uscire da certe estati e da certe adolescenze. Ammesso, e non concesso, che si riesca, del tutto almeno, a farlo.

L’estate del mirto selvatico

L’estate del mirto selvatico

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