martedì 14 Maggio 2024
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Charlotte Bellis e il soccorso talebano ai tempi del Covid

Che bellezza la burocrazia ai tempi del Covid. Riesce a creare architetture narrative che nemmeno i romanzieri sotto effetto di potenti alcaloidi potrebbero confezionare. La storia della cronista Charlotte Bellis ne è testimonianza: questa viene inviata ad agosto nell’Afghanistan dei Talebani, ne descrive l’odiosa discriminazione sulle donne ma poi, accorgendosi di essere incinta, comincia il suo calvario. Va in difficoltà col mondo, dal medievale Qatar (dove ha sede il suo giornale, Al Jazera, perché avere figli al di fuori del matrimonio è vietato), alla rigida Nuova Zelanda (per norme antiCovid), al Belgio (patria del compagno, ma lei non è residente), poi arriva il soccorso dei talebani, che sconfessano (temporaneamente) se stessi, la cronista, i giudizi, inclusi i pregiudizi, su di loro. Una storia che profuma di romanzo, di film, di vita, di paradosso. I Talebani, però, solo una cosa non sono riusciti a sconfessare della sua storia ‘brutalmente ironica’, come l’ha definita Charlotte: la burocrazia occidentale.

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