venerdì 10 Maggio 2024
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Le questioni gravi si risolvono con pelo e camomilla

A Lampedusa la situazione è diventata esplosiva. Gli sbarchi dei migranti si susseguono a ritmi incessanti e ovviamente l’isola non riesce a gestire l’emergenza, contando a oggi quasi 7mila profughi. Inevitabile l’insofferenza, la rabbia, la frustrazione di un’isola che già nell’ottobre del 2013 aveva assistito inerme alla raccolta di 368 salme sul molo Favaloro per poi trasferirle nel cimitero, dare una sepoltura e ricordare chi non c’è più con pezzi di legno ricavati dai barchini naufragati.
Certo, italiani brava gente, così abbiamo assistito anche ai lampedusani che in questi giorni aprono le porte di casa propria ai migranti che scappano dall’hotspot e chiedono cibo. Da libro Cuore la storia del vigile del fuoco che apre casa e invita a una spaghettata i migranti affamati. La situazione è talmente drammatica che è volata verso Lampedusa anche la Von der Leyen per raggiungere Giorgia Meloni, come all’epoca si presentò l’allora presidente della Commissione europea Manuel Barroso insieme al premier Enrico Letta.
Poi, ci sono le rimostranze, di chi è esasperato. Forse non è nemmeno il gioco delle parti politiche, di fronte a certe situazioni cavalcare il malcontento o l’emergenza colorandole è quasi da sciacalli, ma le proteste ci sono e assumono forma vibrante, perché solo chi non conosce l’isola non sa quanto sia insostenibile la situazione oggi (ma lo era già ieri). E così accade che nel sit-in improvvisato Giacomo Sferlazzo, portavoce del movimento politico-culturale “Pelagie Mediterranee”, sia al telefonino col questore di Agrigento, Emanuele Ricifari, è in viva voce, con decine di microfoni dei mass media italiani e stranieri là attorno. I toni sono alti ma concilianti, quelli declinati per risolvere una situazione critica col buon senso e con la forza di volontà, poi l’uomo dello Stato s’incazza di brutto quando viene fischiato, non tollera la maleducazione e chiede ai manifestanti di protestare sul marciapiede sgomberando la strada “altrimenti vengo lì e succede un casino”. Il tribuno Sferlazzo calma la folla e anche il questore, lo invita a venire sull’isola, il questore accetta rilanciando l’offerta con un caffè, “be’, anche una camomilla” si lascia sfuggire Sferlazzo, stretto tra il fuoco dei lampedusani e la soluzione propugnata dallo Stato. La risposta del questore non si fa attendere: “ma anche cchiù pilu pe’ tutti!”. La situazione è grave ma non seria, tranquilli, altro che tarallucci e vino, qui siamo di fronte alla pochade del cinema italiano anni ’70. Solo che stavolta è camomilla e pelo.

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