È San Valentino, la festa dell’amore e degli innamorati, ma come direbbe José Cavalcanti, anarcodetective sudamericano, sul perché di questa festa risponderebbe ‘mi dichiaro prigioniero politico’. Io in maniera altrettanto pilatesca potrei dire ‘mi avvalgo della facoltà di non rispondere’, ma poi alla fine prende il sopravvento il ruolo del cantastorie ed è doveroso narrarvi il perché di questa festa. L’ha istituita Papa Gelasio perché ha voluto abolire le festività volgari dedicate al dio Fauno, con la sovversione degli schemi sociali e dove uomini e donne fornivacano a ogni 3×2 in strada, una sorta di rivoluzione baccanale di fertilità e purificazione, oggi tramandata nel Carnevale. Il papa volle nobilitare l’amore, renderlo più cortese, quindi intitolò questa festa al vescovo di Terni finito decapitato per aver unito in matrimonio un legionario romano e una donna pagana. A pensarci bene, anche questa è stata una rivoluzione. Io, alla fine, resto dell’avviso del faro iconico Albert Camus: l’amore è una rarità nella vita, spesso lo confondiamo con la noia e la vanità. Buon San Valentino a tutti e tutte.
Ah, l’amore! Capita così di rado e spesso è noia e vanità
