È Natale. Il calendario cerchiato in rosso impone al nostro cuore di essere buoni, al bando acidità e astio, almeno per una giornata intera, così armiamoci di sorrisi a denti stretti e di aperture gengivali a prova di ipocrisia. Eh, lo impone il credo cristiano, la festa comandata, l’insegnamento familiare, l’ottima educazione e la buona creanza.
E poi si va a Messa, ma scherziamo? Via i pensieri impuri.
Corse agli acquisti, spremitura di meningi per l’ultimo regalo in modo che non sia identico al precedente e simile a quello del compleanno, stress alla cassa del supermercato, pugni orizzontali a mo’ di saluto empatico perché l’alfabeto del Covid impazza e gli abbracci sono banditi; precedenze agli incroci concesse, insulti ingoiati nel nome del bon ton ecumenico, tolleranze condominiali ai livelli di città della gioia, sorrisi larghissimi purtroppo celati da mascherine ampie.
Ah, che bello il Natale.
Tanto dura 24 ore. Tranquilli, poi, torneremo a insultarci e ad augurarci ogni male.
Buon Natale e la bontà del mondo che dura 24 ore
