sabato 4 Maggio 2024
HOME > LA VITA COME UN ROMANZO > Il giro del mondo col Mondiale 2030

Il giro del mondo col Mondiale 2030

In principio fu il Brasile. Poi, venne il Qatar. E oggi ecco il Mondiale spalmato in 6 Paesi, quello del 2030. Sì, avete letto bene, la Fifa dà i numeri. Altro che idea romantica per celebrare il Centenario della Coppa del Mondo, col match inaugurale in Uruguay, poi per non fare torto a nessuno al di là del Rio de la Plata abbracciamo fraternamente anche l’Argentina, la finalista della prima edizione della Coppa Rimet, vinta proprio dagli uruguagi, e, già che ci siamo, anche il Paraguay. Finito? Nemmeno per sogno, perché il vero Mondiale non si svolgerà nel Cono Sur, ma nella penisola iberica, spalmato anch’esso tra Spagna e Portogallo e, visto che siamo a qualche attimo di traghetto e aereo, Marocco. Così, la Fifa si bea di disegnare il Mondiale del 2030 in tre Continenti, aprendo il rancore, chissà, di Asia e Oceania, escluse da questo novello viaggio seguendo il pallone aerostatico di Jules Verne.

Eppure, le avvisaglie per il torneo più bislacco del mondo (appunto) c’erano già. Ma dobbiamo affondare un poco di più nella storia pallonara di un torneo che ci catalizza per un mese, arrivando a trascurare famiglia, moglie, amante, cane e gatti in nome dell’arma di distrazione di massa più potente che l’uomo abbia mai creato. Non solo Qatar, disputato a dicembre, coi campionati in corso, con una calura che friggeva uova appena le esponevi fuori dal terrazzo, sempre al centro di un sospetto intrigo internazionale di mazzette e benefit assortite, ma il peggiore Mondiale organizzato fu quello in Brasile, con la mappatura disegnata da funzionari della Fifa probabilmente in stato avanzato di delirium tremens. Ricordo gli itinerari calcistici della povera Italia, che andò in ritiro per la prima contro l’Inghilterra nella afosissima Manaus, poi dal cuore dell’Amazzonia la truppa di Prandelli attraversò la linea del Mato Grosso fino ad arrivare sulla costa, approdando a Recife, una cosetta come 3.714 km di percorso, per poi andare a Fortaleza, un po’ più a nord, 754 km, una bazzecola rispetto alla precedente trasferta. Uno stress psicofisico per i giocatori, condito dalle bestemmie e dal portafoglio sgonfio dei pochi tifosi al seguito, che forse era meglio se fossero rimasti a casa, considerato l’esito del torneo da parte degli azzurri.

Ecco, ma il Mondiale cos’è? Spettacolo calcistico per eccellenza e gioia per i tifosi alla volta della propria Nazionale interessati a scoprire anche il Paese che ospita il torneo più seguito al mondo? Oppure occasione di business per la Fifa e i suoi accoliti e partner? Fermo restando che non viviamo una vita condita di carrozze di zucca e omini di marzapane è così difficile trovare un equilibrio tra lo spettacolo calcistico, il turismo e il business? Pare di no se oggi la Fifa tira fuori dal cassetto dei (suoi) sogni un torneo che nelle intenzioni vorrebbe affratellare quando invece svilisce la competizione, frammentandola.

Insomma, Infantino & company stavolta hanno tirato fuori un’altra chicca. Le squadre e i tifosi per essere ammesse e tollerati al torneo dovranno leggere e recitare a memoria le imprese del nobile Fogg e avere come lasciapassare Passepartout, compiendo così il Giro del mondo in 30 giorni, bruciando il precedente record descritto dalla ormai superata fantasia di Jules Verne.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *