sabato 18 Maggio 2024
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Quella perdita di equilibrio tra materialismo e spiritualità

Penso come la maggior parte di essere indignato rispetto a quanto accaduto a CasalPalocco, con quell’incidente mortale che ha strappato la vita a Manuel, 5 anni, causata dal narcisismo voyeuristico degli youtuber TheBorderline col sedere poggiato su una Lamborghini. I ragazzi che lanciano sfide varie e challenge assortiti potrebbero addirittura appellarsi a un fantomatico incidente sul lavoro, perché alla fine quello stavano svolgendo. È un po’ come la storia di Impagnatiello, il barman che ha ammazzato la compagna Giulia e il figlio Thiago nel Milanese, più si rimesta nella vicenda più ci indigniamo per i dettagli che emergono, incluso il video di un loro amico apparso ieri sulla loro pagina ufficiale che tenta di giustificarli. Più li ascoltiamo, più li guardiamo, più restiamo disorientati. E ci interroghiamo. Inclusa l’ultima incomprensibile sfida lanciata da un altro youtuber in cerca di notorietà, Yahya Hkimi, che tuffandosi nelle acque impetuose del Secchia non è più riemerso. Boh.

Ecco, resto in riflessione sui contenuti e sulla forma. Mi spiego meglio. I contenuti sono un po’ quelli dei trapper: macchinoni, strafighe, soldi, beni di lusso, ricerca spasmodica dello status symbol. Solo quello. Tutto è oggetto, idolatrato. Anche le emozioni diventano materiali. Nulla che coltivi l’anima. Nulla che lasci immaginare un equilibrio tra materialismo e spiritualità. Veniamo alla forma. Non perché, come tutti, qualche smargiassata, qualche ragazzata, qualche cazzata, non l’abbia fatta, ma forse avevo sempre capito che ci fosse un tetto o un limite o un freno su cui doversi arrestare, per una serie di motivi: primo per preservare la propria incolumità, poi quella (più sacra) degli altri, infine per l’inutilità del gesto. Perché alla fine la smargiassata era una, direbbero gli amici sardi, ‘balentìa’, un atto di coraggio e di valore, se volete una sorta di rito iniziatico simbolico che sopravvive all’era digitale, affonda nelle radici ancestrali dell’essere umano, ma che non valeva come riflesso di emulazione o, peggio, come acchiappalike e acchiappadenari. È chiaro che seguendo la linea contemporanea il perimetro delle sfide è sempre aperto, con un tetto inesistente, con gli sponsor che si lanciano a sostenere questi progetti, che forse di educativo hanno ben poco. Oggi mi sono immerso in molti articoli sui ragazzi di TheBorderline, soprattutto sul sito web di repubblica.it, continuando a surfare mi sono imbattuto in un reportage confezionato dall’autore Michele Lupi, per conto del progetto Testers: sì, esatto, è pubblicità, la casa di moda Fay Archive ha coinvolto dei tester per le sue giubbe 4 Ganci, chiamando come testimonial un pastore nepalese, un certo Deepak, che vive in un luogo remoto tanto che questa zona specifica della Muktinath Valley non ha nemmeno un nome proprio, dove la luce artificiale è una chimera, l’acqua corrente non scorre e il modo di riscaldarsi ricorda Prometeo. Impossibile per noi che si possa vivere così, impensabile, impraticabile, un modello di vita da rifiutare in modo netto. Lì vive con la famiglia, Deepak, e con le sue capre. È sfida, è lotta , quotidiana, costante, continua con la Natura, con se stessi, per sopravvivere, per scelta (Deepak ha vissuto in Qatar ma poi ha preferito tornare sui suoi passi). Cari youtuber di esclusive e inutili fregnacce materialiste, ‘cari’ TheBorderline, inclusi i vostri follower, perché non organizzate sfide umanitarie che tornino utili invece di queste assurde e ridicole gare che ogni giorno che trascorre vi trasforma l’anima in plastica?

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