Da uomo basico non sapevo che ci fosse un apposito outfit anche per andare al mare. Mica solo il costume e la prima T-shirt a portata di mano, tanto poi quello che conta è la fisicità risaltata dal boxer o dallo slip a fantasia. No. Ci vuole la camicia di lino, manco la polo, quella un poco consunta, anche se assolve alla sua primordiale primitiva funzione, quella di esaltare i bicipiti tonici. Ma torniamo alla T-shirt: è partita un’autentica campagna per vietare questo tipo di maglia, la più comune e veloce da indossare, soprattutto in estate, proibirla in particolare a chi ha festeggiato gli anta. Icona per via di Marlon Branco e Paul Newman, ma anche grazie a Matt Dillon, è tornata prepotentemente in auge con la serie tv ‘The bear’, questo chef che nel suo locale indossa una T-shirt bianca. Che ha dalla sua lo charme del 35enne, data limite per indossarla. E così ecco proliferare sul web i consigli (?!) su come, quando, perché indossare la T-shirt (bianca o con la faccia di Maradona che balla un tango con Belen poco importa, è praticamente uguale). Credevamo che quella maglia appartenesse alla franchigia della moda free, invece no, anche lei ha la sue (ferree) regole. Così, a parte la deadline degli anta, non vanno indossate aderenti, ma morbide, meglio se appena appena col bordo nel pantalone, per definire al meglio la linea; poi, devono essere di cotone al 100%, sennò dopo un solo lavaggio avremo una maglietta applicata al busto come un tatuaggio oltre che con gli antiestetici aloni gialli tra collo e ascelle; poi, niente scollo a V, questa è per veri fisicati, quindi vade retro per chi sulla carta d’identità appartiene agli anta. Poi, finalmente, all’orizzonte, si intravede la salvezza: ma sì, la T-shirt si può indossare, cari amici degli anta, ma sotto una giacca, fondendo il casual con l’eleganza. Vivaddio, altrimenti mica l’avremmo più indossata. La giacca, intendo.