sabato 18 Maggio 2024
HOME > PALLONI GONFIATI > Quella corsa irrefrenabile di Mazzone è un inno alla vita

Quella corsa irrefrenabile di Mazzone è un inno alla vita

Ci sono storie che sono destinate a varcare i confini nei quali naturalmente dovrebbero essere confinate. Invece, non per casualità, ma per intensità di sentimenti e di gesti, travalicano ogni perimetro umano e diventano universali, alla portata di tutti. Anche di chi magari non è un appassionato di calcio ma è solo curioso di cose della vita.

La morte di Carletto Mazzone intristisce molto gli amanti del calcio, ma non lascia indifferenti nemmeno quelli che avevano riconosciuto in questo allenatore burbero ma dal cuore grande come una provincia un’intensità di espressioni, costruite su assi di schiettezza e sincerità. Era come se mettevi l’uomo della strada che diceva quello che pensava e pensava quello che diceva su una panchina di serie A, mica su una panca di un torneo dei bar. E quindi sapevi che ogni dichiarazione non era mai di circostanza ma aveva sempre un fondo di grandissima umanità.

Gli aneddoti nel mondo del calcio si prendono in prestito per chi mastica narrativa, li esamina, li spedisce nel frullatore delle idee e ne ricava distillati eccezionali. Ma uno di sor Carletto resta inenarrabile nella sua straordinaria bellezza. Sì, avete capito, è quella meravigliosa corsa che profuma di vita, di rivalsa, di schiettezza, di calcio di periferia. Sì, calcio di periferia, quello pane e salame, per intenderci. Eppure sei in serie A. È il 30 settembre 2001, c’è il derby vibrante al Rigamonti tra Brescia e Atalanta: le rondinelle sono piene zeppe di campioni seppure nel finale di carriera (Baggio e Guardiola…), in panca hanno Mazzone e vogliono giocarsi per la prima volta la concreta chance di restare in A per due stagioni di fila. I bergamaschi vanno sul 3-1, manca una manciata di minuti alla fine, Baggio accorcia le distanze. E a quel punto scoppia la poesia prosaica o la prosa poetica, fate voi: Mazzone, bersagliato dalla curva atalantina, promette ai tifosi avversari “che se famo 3-3 vengo sotto ‘a curva”. Eh, manco a dirlo. Il Dio burlone del calcio si sfrega le mani e a tempo scaduto regala a Baggio una punizione beffarda e tagliente che si insacca non si sa come. Mazzone, che ha sempre mantenuto le promesse, scatta come un centometrista comanda, non lo trattiene nessuno, si divincola, corre con le ginocchia basse, arranca con gli stinchi, avanza, brandisce il pugno come Braveheart, sembra Oronzo Canà, con il telecronista incredulo, al pari di staff, giocatori, pubblico, mondo, tutti: “a fiji de’ ‘na mignottaaaaa” grida, urla, strepita sotto la curva atalantina. Altro che gioia del 3-3 o insulti (di ritorno ) agli avversari, questo si chiama inno alla vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *