domenica 28 Aprile 2024
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Dal 15 ottobre ‘Il teorema dei vagabondi pitagorici’ (Mursia)

“Questo romanzo è figlio di una scommessa etilica e di una follia narrativa”.

È questo il primo commento dello scrittore Gian Luca Campagna che il 15 ottobre brinda all’uscita del suo nuovo romanzo, dal titolo fortemente simbolico, “Il teorema dei vagabondi pitagorici” (Mursia, pp 256, euro 17).

Un romanzo che vede il ritorno di José Cavalcanti, detective italoargentino politicamente scorretto, nichilista animato da idee progressiste. Un personaggio capace di slanci romantici ma anche di azioni ciniche che dopo gli esordi in “Il profumo dell’ultimo tango” (Historica, pp 347, 2017) e “La scelta della pecora nera” (Historica, pp 296, 2020) torna con una storia che si sposa con il territorio in cui vive le sue avventure.

Siamo ancora una volta in Sudamerica, ma se nelle avventure precedenti i personaggi dovevano fare i conti con un passato mai sopito negli echi della tragedia della dittatura militare argentina e di quella civico-militare in Uruguay, stavolta il teatro della storia si dipana nel deserto del Perù, in una narrazione intrisa di fortissimi  legami col realismo magico proprio degli autori più amati da Campagna, da Luis Sepúlveda a Osvaldo Soriano passando per Eduardo Galeano.

José Cavalcanti  viene ingaggiato per scortare al rally della Dakar in Perù il motociclista paraplegico Nicola Dutto, minacciato addirittura dal redivivo Quetzalcóatl, il sanguinario dio delle civiltà precolombiane. Sospettoso che si tratti di una trovata pubblicitaria, Cavalcanti accetta il caso perché si lascia convincere ad esaudire l’ultimo desiderio dello scrittore Pink, malato terminale: correre la massacrante gara motoristica.

Un caso intricato e impossibile da gestire senza la bizzarra squadra investigativa di Cavalcanti che di certo non si fa pregare per andare in soccorso del detective più scalcinato del Sudamerica, una scalcinata armata personale composta dallo chef astemio Cholo, dall’ottuagenario procuratore calcistico Franco Vernaglione, dagli immancabili dogo argentini Clan & Destino, senza dimenticare la sua fidanzata al minutaggio Catalina, prostituta per scelta e dotata di laurea in filosofia, determinata a fare breccia nell’anoressia sentimentale del suo José.

Comincia nel deserto peruviano una straordinaria corsa verso il traguardo, dove il limite da superare non sta nell’impresa quanto nelle illusioni perdute dei protagonisti. Ma nella variabile del tempo e dello spazio, qual è il confine tra epica, cronaca, ambizioni, finzione, follia suicida? E la Dakar, considerata a ragione la gara più dura, non assomiglia forse alla vita con le sue corse a perdifiato, le sue soste, i suoi cronometri, i suoi limiti, i suoi incidenti, le sue storie infarcite di amore, amicizia e morte?

Tra new e advocacy journalism, metanarrazione, surrealismo letterario, simbolismo a buon mercato, ironia in saldo e suggestioni da bar comincia il racconto a tappe della centopercentoperù Dakar 2019, con una narrazione che ricorda i viaggi metaforici degli antichi eroi, il cui stile accattivante e visionario, si adagia comodo su una patina di fasulli buoni sentimenti, fusi tra rock ‘n roll e cumbia.

“Il romanzo è una genuflessione narrativa a due straordinari amici come Nicola Dutto, il primo pilota paraplegico a correre il massacrante rally della Dakar in moto, e ad Andrea G. Pinketts, che ci ha lasciati troppo presto per un bastardo tumore. Ma è anche un omaggio a due altri grandi sportivi: l’alpinista Daniele Nardi, scomparso nel marzo 2019 durante la scalata al Nanga Parbat, e Luca Zavatti, che ha saputo reagire alle avversità della vita con straordinario coraggio e ironia. Soprattutto ho cercato di scrivere e restituire la peregrinazione epica degli eroi, come protagonisti omerici in lotta contro il destino avverso” continua Campagna.

Gian Luca Campagna, che nella realtà ha partecipato nello staff di Nicola Dutto alla Dakar in Perù nel 2019 seguendo le sue imprese nelle varie tappe, in queste pagine si pone diverse domande, rivolgendole ai protagonisti e ai lettori: gli eroi sono orfani? O per affrontare la vita devono avere una donna accanto, un’eroina capace di tollerare le spacconate degli uomini eterni bambini? E ancora, il tempo quante seconde opportunità di vita ci concede?

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