venerdì 3 Maggio 2024
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Al bar Kaos la gara a chi la spara più grossa

Impiegato presso Facebook. Oppure su X. Ma anche su Linkedin. Be’, diciamo che molti ironicamente nello spazio professione sul proprio profilo vi scrivono che la prima occupazione è proprio quella di accendere micce, far scaturire scintille e divampare autentici incendi con gli argomenti del giorno.

Ma chi stimo di più però è chi ancora oggi si indigna rispetto ai temi che si affrontano sui social, in particolar modo su Facebook, che resta per le polemiche e le tenzoni verbali quello più attivo. L’homo indignatus sarcastizza sull’argomento del giorno lanciato da chi non ne possiede i requisiti: così egli sbotta che oggi su Facebook troviamo esperti del conflitto palestinese, pacieri per quello russo-ucraino, guru intuitivi per il prossimo vaccino Covid26, autentici professori sulla soluzione per far cessare la mattanza dei femminicidi e finanche risolutori per intercettare nuova energia da fonti rinnovabili, oltre ai tradizionali cittì della nazionale. Certo, questi sono stati da sempre, prima ancora dell’avvento del web e poi dei social, temi trattati in tutti i bar, in tutte le osterie, e in tutti i saloni di bellezza, dai barbieri alle parrucchiere passando per le visagiste. Aricerto, aveva ragione anche Umberto Eco (a proposito di prof), che la cretinata sarebbe stata rimbalzata oltre il perimetro del bar dello sport del paesino, amplificando anche il minutaggio di warholiano insegnamento. Ci siamo abituati anche a questo, anche al signor Vattelapesca che, forte del suo impiego come disoccupato in attesa di tredicesima, lancia consigli al premier Netanyahu su come procedere alle trattative per la liberazione degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas. L’homo indignatus, appunto, s’indigna per tutto questo. Ma perché s’indigna, mi chiedo. Credo che l’homo indignatus scuoterebbe la testa se di fronte ai drammi e alle tragedie quotidiane la gente comune continuasse a dissertare sull’ultimo condimento del poke piuttosto che sull’aumento delle accise sui carburanti. Se ne deve fare una ragione. Deve capire che le lancette dell’orologio vanno imperterrite avanti: che il bar di periferia s’è trasformato con un clik in una community agguerrita, partecipata, perennemente connessa e sempre informata. Che alza sempre la mano e dice la sua. Ovviamente, sparandola grossa. E, considerato che siamo tanti, che non siamo più il crocchio nel bar ai confini del mondo, parte la gara a chi la spara sempre più grossa. All’infinito.

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