martedì 14 Maggio 2024
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Fuga dalla realtà in nome dell’asterisco

Lo so, è un tema divisivo. Di quelli che arriva il prim* che si alza la mattina e propone un nuovo genere, che ti taccia di snobismo, antidemocraticità, primitività se non abbracci il nuovo acronimo quotidiano, che a parer mio non aggiunge ma toglie. Ma arriviamo alla nuova lotta quotidiana.

Campeggia il nuovo manifesto dei Radicali italiani sull’aborto. Un diritto, certo. Ma sui cartelloni della nuova campagna mediatica c’è scritto ‘Firma con noi. Una legge per tutt*’. Sì, avete letto bene, quell’asterisco che è il simbolo di una lotta epocale di genere (meglio, più generi) è indicato per abbracciare tutto l’universo genetico e psicologico delle persone (lo scrivo senza asterisco, assumendomene tutte le responsabilità civili, penali e quant’altr*). Niente a che vedere, lo avrete capito, su un tema universale (il diritto all’aborto) che abbraccia tutta la società. Insomma, il copy del manifesto non abbraccia solo le donne, come se altri potessero portare avanti una gravidanza. «E se una persona trans viene violentata e rimane incinta, perché dovrebbe essere esclusa? A chi nuoce allargare?» specifica Beatrice Brignone, segretaria di Possibile, un partito di sinistra. Forse siamo entrati in corto circuito di proposito, afa di questi giorni favorendo.

Una lotta di forma più che di sostanza, che diventa di sostanza e non di forma se andiamo ad approfondire la sentenza del Tribunale di Trapani che qualche giorno fa ha riconosciuto a un uomo lo status di donna pur senza la transizione, cioè senza che abbia mai cominciato un processo ormonale né di cambiamento chirurgico del proprio corpo, perché psicologicamente si sente donna. È la storia di Emanuel* (qua l’asterisco l’ho messo io), a cui il giudice ha riconosciuto il diritto di cambiare lo status all’Anagrafe pur senza mai avviare alcuna forma di transizione, perché quello che conta è il suo status psicologico, cioè Emanuela sentendosi donna (tolgo l’asterisco) ha il diritto di essere riconosciuta in quel genere pur conservando l’organo sessuale maschile, perché è quello che più le/gli genera piacere, “le mie sembianze non offuscano le mia identità femminile” dice Emanuela. Sarà. Però, stavolta, più di qualche perplessità di forma resta.

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