lunedì 20 Maggio 2024
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La battuta non è da caffè letterario ma da bar di periferia

Arrendersi alla banalità, alla faciloneria, alla modestia da bar è un aspetto cui non ci abitueremo mai. Lo accetti da un ragazzo nel pieno della pubertà, lo tolleravi nelle caserme di leva, lo respingi al mittente quando proviene da professionisti dell’informazione e della comunicazione. Non è solo il caso dei commentatori Rai al Mondiale di nuoto a #Fukuoka in Giappone a sollevare qualche perplessità: le frasi, le battutacce da pecoreccio che neanche si usano più sotto la canicola in spiaggia, le allusioni così povere della coppia Lorenzo #Leonarduzzi e Massimiliano #Mazzucchi. “Le donne grosse nel nuoto? Poi a letto sono tutte alte uguali”, “Le tre note delle donne? Sì la do”, Fuma bene, fuma sano, fuma pakistano”, fino a un ancor più modesto “Questa si chiama Harper, è una suonatrice d’arpa. Come si suona l’arpa? La si…”, “La si tocca?”, “La si pizzica”. Ma forse avevano fatto indigestione di sake, la tradizionale bevanda alcolica giapponese. Battute che anche in una serata tra amici, a bordo piscina e col microfono del karaoke in mano, avrebbero denotato lo stato di banale puerilità dei soggetti.
Pur non tollerando il politicamente corretto a tutti i costi, stavolta i commenti dei due sono stati beceri, decisamente sessisti, stupidi e sciocchi. Paiono dialoghi tra gentucola di un bar della periferia di una metropoli, strabuzzi occhi e orecchie se immagini che provengano da professionisti di una tv pubblica. Poi, la tristezza si trasforma in comicità quando c’è il rimpallo delle responsabilità, ancora più puerili, (“non l’ho mai dette quelle cose”, “non sono stato io”, “il microfono era aperto ma doveva essere chiuso e stava a un metro e mezzo. C’è qualcosa di poco chiaro” e via cianciando), quando basterebbe un maturo “ho sbagliato. Chiedo scusa” che chiuderebbe con onore la vicenda.
Caso #FilippoFacci, il giornalista che avrebbe dovuto condurre una striscia di informazione in Rai ma è stato bocciato dopo il suo editoriale sul caso La Russa jr e la presunta violenza sessuale subita dalla ragazza scrivendo “indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa”. Insomma, un articolo ‘normale’ condito da dubbi e riflessioni di circostanza rovinato da una battutaccia da evitare quando c’è un caso così delicato perché ti senti onnipotente in nome del giornalismo.
Per tacere della figuraccia (o dell’imboscata, fate voi) griffata #ClaudioLippi, che nei giorni precedenti si era lasciato andare alla buvette in Senato (!) con pillole tipo “Basta con la “kultura” con la k”, auspicando anche “meno gay e gaie” in tv che in questi anni hanno lavorato “solo per il fatto di esserlo”. Aspetti che molti condividono? Può darsi.
Però, data la professione dei soggetti, ci aspetteremmo sempre battute (e ironia) non tanto da osteria quanto piuttosto da caffè letterario. Ma tant’è.

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