domenica 28 Aprile 2024
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La Stampa: “Il protagonista merita una serie, riconosciuto reale collega giornalista”

Mediterraneo nero, un cronista a caccia di fantasmi e “navi a perdere”
Il noir di Campagna pubblicato nella nuova collana Giungla Gialla di Mursia. Rifiuti tossici, traffici e faccendieri tra le quinte di una Italia ferita e di un mare che cerca anche vendetta

https://www.lastampa.it/mare/2021/05/23/news/mediterraneo-nero-un-cronista-a-caccia-di-fantasmi-e-navi-a-perdere-1.40306354

Sono particolarmente interessato alle “navi a perdere”. Credo che esistano – nonostante i tentativi di farci credere il contrario – e che ci sia ancora molto da scrivere su di esse. Ho cercato di leggere tanto e continuo a farlo. Così, ho ben accolto “Mediterraneo Nero”, il noir di Gian Luca Campagna, pubblicato da Mursia quale quarto titolo della nuova collana Giungla Gialla diretta da Fabrizio Carcano. E non sono rimasto deluso. Però, qualcosa da dirgli l’ho.

La storia è guidata da Francesco Ciccio Cuccovillo, un cronista originario di Bari trapiantato a Roma, che lavora per un quotidiano nazionale e che è il protagonista principale. Per me è un personaggio riuscito. Caban, Garibaldi tra le labbra, Astor Piazzola, quel fare un po’ distaccato che nasconde grandi profondità, un giornalista con i suoi pregi e i suoi (tanti) difetti. L’ultimo dei crociati, ma anche l’ultimo dei malinconici, per quello che avrebbe voluto essere o che vorrebbe essere e non è, ma che nonostante tutto non si è ancora arreso ai tempi e, soprattutto, non ha ancora segnato la resa della sua passione. Mi è piaciuto molto, potrebbe reggere l’intero libro e merita – Campagna – di rivivere, magari in una serie. Anche la fidanzata è forte.

Dunque, Cuccovillo rivede una vecchia fiamma, andata in sposa a uno degli amici più stretti, dei tempi di Bari, con cui correva in luoghi che oggi sarebbero dichiarati contaminati ma che allora erano aperti all’ignoranza. Un amico condannato da un mesotelioma. Parte tutto da qui. L’amica chiede al giornalista di consegnare una lattina con chissà cosa dentro a un “fantasma”, uno dei dirigenti che si sono alternati nei lavori “sporchi” di una grande azienda con impianti nel Sud Italia, probabilmente secondo l’amica responsabile dell’imminente morte del suo compagno e amico di Cuccovillo.
Comincia così la caccia, che attraverserà la storia di questo nostro Paese, quella più “nera” e che si vorrebbe dimenticare. C’è tutto: i traffici illeciti di rifiuti tossici e speciali, le triangolazioni con i Paesi in via di sviluppo e che mai emergeranno, il marmo necessario per schermare i carichi e i misteri che nascondono le cave di Carrara (dai Bin Laden alle corporation del crimine), i faccendieri, gli industriali disonesti, i mediatori, i banditi, lo Stato e le “navi a perdere”… La caccia rimbalza tra porti e lembi d’Italia, miserie e confini ed è appassionante.

In questo filone principale, che non vi dico come termina, s’inseriscono altre due storie, quello del migrante Khaled, uno dei tanti disgraziati in fuga dalle terse più arse, che ha perso il figlio nel calvario del Canale di Sicilia e ha una vendetta da compiere e quella di Marie, una corsa figlia di un capo indipendentista ucciso, anch’essa con un passato da rivendicare (un personaggio forse meno tratteggiato, ma interessante e che probabilmente meriterebbe una storia per sé). Sono altre voci del Mediterraneo, un bacino di suoni e di cuori che ha tutto il diritto di tornare al centro della scena.

Termino con il titolo di un capitolo, “Il giornalismo non è aggiornare il proprio stato sui social”, che scopre l’autore e che piacerebbe all’ormai nostro collega e amico Ciccio Cuccovillo.

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