domenica 28 Aprile 2024
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Quando il gioco si fa duro lo sport scende in campo

Lo sport non fa politica ma reclama la pace. Pietosa bugia. Lo sport ha fatto sempre politica, dagli olimpionici pugni alzati alla controversa mano de Dios la politica ha sempre utilizzato lo sport per rivendicare diritti e per augurare la pace. Ma in nome di una nobile causa stavolta lo sport ha bruciato sullo scatto una politica arrogante e superficiale, disorientata dall’aggressione di Putin all’Ucraina. Ed è salito sul podio: via la finale di Champions da San Pietroburgo, città di Gazprom, obbligo alle squadre russe di disputare incontri Uefa e Fifa in campo neutro; da applausi i 5’ di ritardo in Italia sui campi di calcio. Ma anche i club si sono mossi dopo pochi minuti dall’invasione: lo Schalke ha tolto lo sponsor Gazprom dalle maglie, il Manchester United ha interrotto i legami col partner russo Aeroflot. Anche il ricco mondo dei motori ha fornito il suo contributo: cancellato il GP di Formula Uno a Sochi di settembre. La politica è rimasta indietro. Talmente indietro da far capire di vivere in una bolla quando Francia e Usa continuano a offrire al presidente Zelensky un ‘passaggio’ per lasciare il Paese. No, il campo non si abbandona.

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