sabato 4 Maggio 2024
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Quell’opera d’arte che scalfisce il sistema

I libri sono opere d’arte. E sì, ci emozionano. Parlano un linguaggio universale e attraversano indenni il tempo e lo spazio. Certo, non possiedono l’immediatezza universale della scultura, della pittura, della fotografia e della musica. Hanno codici differenti. Però quando narrativa e arte (in senso stretto) si uniscono dànno vita a qualcosa di unico.

Non conoscevo fino a qualche giorno fa Jorge Méndez Blake, un artista messicano che nel 2007 inaugurò nella città di Guadalajara l’opera nota come ‘Il Castello’, che rimanda al romanzo incompiuto di Franz Kafka.

Nell’opera letteraria troviamo l’intero mondo kafkiano, come il sistema che combattiamo mentre in realtà ci ingloba e ci emargina, quella burocrazia frustrante che ha sempre costellato gli scritti dell’intellettuale praghese. E così l’opera di Méndez Blake inscena metaforicamente lo scontro universale del singolo contro il sistema, rappresentato dal muro in mattoni, tasselli uniformi e uguali di un ‘castello’ difficile da scalfire. Eppure, è sufficiente una piccola crepa per scardinare questo sistema che appare incasellato in modo perfetto e omogeneo. E in quella fessura si va a inserire un libro, il prodotto intellettuale di uno scrittore, che rappresenta la forza del pensiero, capace di far vacillare dalle sue fondamenta l’intero sistema. Infatti, i mattoncini, tutti così uguali, si disallineano, si scompongono, non sono più un ingranaggio perfetto: così, l’inamovibile ortogonalità della costruzione viene messa in discussione.

Méndez Blake afferma che «scrivere è costruire», col libro equiparato a un utensile edile come un mattone, con cui si costruiscono torri da cui esplorare orizzonti infiniti o ponti che collegano territori sconosciuti. «Leggere è creare» insiste Méndez Blake: è il lettore che completa l’opera dello scrittore, poiché un libro non letto è inutile quanto una torre o un ponte che non si calpestano.

E intanto resta potente il messaggio dell’arte.

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