venerdì 10 Maggio 2024
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L’indifferenza e gli auguri di Natale. Anche ai Ferragnez

Indifferenza. Non ho mai capito il clamore attorno alla coppia #ferragnez. Continuo a non capirlo ora. Mi dicevano (e mi dicono): “hai visto l’abito che indossa #chiaraferragni? E come ha arredato quello spicchio di casa?”. No. Così ho sempre risposto. Ma non per quella invidia o gelosia per chi è (stra)ricco e nemmeno per quel sentimento diffuso della volpe che non c’arriva mai, semplicemente perché me ne sono sempre sbattuto delle evoluzioni domestiche nel superattico di #milano della coppia più seguita sui social o delle loro feste dove lo spreco era il lasciapassare per l’invito. Sono disinteressato alla vacuità e all’ostentazione del lusso finanche al narcisismo elevato all’ennesima potenza, ancora meno verso chi fonda il suo impero su frotte di adulanti che aspirano a quel modello, fatto della stessa creta di cui sono formati i due. Lo studio, lo analizzo, lo comprendo ma non è il mio. Non lo è mai stato. #fedez mi è anche simpatico, finché canta, poi quando si lancia in alcuni sermoni sorrido dall’alto della mia anagrafica e del mio background. Certo, ha strumenti e soprattutto seguito per amplificare le sue sentenze, che vanno dal poke passando per il calcio fino ad arrivare al governo Meloni. E questo è spaventoso, perché permea un pubblico lobotomizzato, pronto a bersi dalla cosa seria alla sciocchezza espressa dal suo profeta come fossero dogmi. Poi, però, il cantante richiama al rispetto, ai paradigmi e finanche alla privacy, quando la sua vita volontariamente specchiata al minutaggio viene scavata e messa alla berlina. Eh, questa è l’altra faccia della medaglia. La Ferragni invece in questo periodo mi fa tenerezza. I due di beneficenza ne hanno fatta. Tanta. Ostentata o meno. Lei mi è anche simpatica. E quando dico simpatica equivale a quando da adolescente chiedevi alla fidanzata del tuo amico se aveva una ragazza da presentarti, e lei dopo un tentennamento rispondeva “è simpatica”. Ergo, mi è indifferente. Come mi era indifferente la lettera al festival di #sanremo recitata della Chiara bambina dalla Chiara donna, cioè l’ho trovata un potpourri di luoghi comuni miscelati coi buoni (stantii) sentimenti con tanto di spolverata di retorica. Come mi è stata indifferente la recita del piagnisteo di Natale, quella delle scuse dopo la defaillance della beneficenza in merito al pandoro #balocco, ascoltata più del discorso del 31 dicembre di Mattarella, di un Dpcm di Giuseppe Conte e dell’insediamento al governo di Giorgia Meloni messi insieme: l’ho trovata studiata, cinematografica, di plastica, con quel finto trasandato sublimato da un pigiama da 600 euro già andato sold out. Ecco, questo mi sorprende e talvolta mi sgomenta. Che ci sia gente che alimenta, emulando, questo feticcio da Grande Fratello che ti raggiunge dovunque tu sei grazie ai social.

Poi, arriva il Natale e si fanno gli auguri di buone feste a tutti, anche a chi conosci a malapena, anche all’ambulante che prova a piazzarti qualcosa, anche al vicino scontroso che non saluta mai.

Buon Natale a tutti. Anche alla coppia Ferragnez.

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