venerdì 3 Maggio 2024
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Quell’educazione sentimentale divenuta ormai un’emergenza sociale

Sono sentimenti contrastanti quelli che dilaniano un caldo sabato di novembre. È lo sconvolgimento climatico. È lo sconvolgimento della nostra quotidianità, tra gesti ripetuti e sogni visionari, che s’incasella in quell’odioso Giano bifronte che è la vita. Un sabato e una domenica di novembre che hanno come cerniera la tragedia di Giulia, ritrovata ammazzata in un dirupo, la folle fuga dell’ex fidanzato, Filippo, probabile assassino, e le vittorie del tennista Sinner che, come ci insegna lo sport, uniscono un Paese. Li metto insieme perchè hanno tutti e tre 22 anni questi ragazzi. Sono nati nel 2001, anno di odissee spaziali e di rivoluzioni monetarie, mi viene da ricordare d’istinto. Siamo collegati con lo Smartphone per sapere della sorte di Giulia mentre con l’occhio destro sbirciamo il risultato del tennista nel torneo di Torino. Siamo spettatori più o meno consapevoli delle vite degli altri che entrano nella nostra o della nostra che vorrebbe interagire con quelle dei protagonisti in un sabato italiano. Poi, ci apriamo a riflessioni e ci poniamo domande. Sull’empatia, sul distacco, sull’indifferenza, sulla partecipazione emotiva. Fino ad arrivare, inevitabilmente, anche per chi li allena consapevolmente i sentimenti, alla rabbia e alla frustrazione. Sinner finisce in soffitta in un amen, come capita a ogni sportivo, divino un giorno brocco il successivo, di Giulia e, anche, di Filippo parleremo per giorni, settimane, mesi, anni. Perchè se sono ferite che nella sfera privata di quelle loro famiglie non diventeranno mai cicatrici bianche, nella memoria collettiva devono diventare uno spartiacque per creare le condizioni per aprirsi a quell’educazione sentimentale che è un vulnus sociale anche nelle buone famiglie e nei bravi ragazzi. Ora le parole non bastano più. Tutti/e abbiamo conosciuto i giorni dell’abbandono, tutti/e abbiamo abbandonato chi prima ci faceva sognare nel tunnel della disperazione, ma siamo ripartiti, ritrovando la luce, il sorriso, lo stimolo. Certo, con fatica, con cicatrici, con amarezza, anche con ripicche e dispetti, ma arrivare ad annullare e uccidere non dovrebbe nemmeno appartenere in linea teorica a quel piano di resilienza e rinascita che guarda di nuovo al domani. E quindi? Educare. Educare al rispetto. Educare alla bellezza. Educare alla sconfitta. Educare alla rinascita. Educare al riscatto. Rispettando le scelte altrui. Educare. Educare ai sentimenti è divenuto un passo necessario.

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