mercoledì 15 Maggio 2024
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Un soldato valoroso, le ovvietà e il mito della caverna

Il caso del libro del generale Roberto Vannacci, ‘Il mondo al contrario’’, è una concentrazione di omologazioni, anche argomentate, per carità, ma poco condivisibili. Ma sono opinioni, dirà qualcuno. Vero, vanno rispettate. Ma non sono condivisibili, talvolta risultano offensive e soprattutto retrograde, un elenco di commenti da bar della periferia dell’ultimo paesino del centro sud anni 50. Ma non perché all’epoca non fossero ‘validi’, ma perché, appunto, sono figli di un’epoca. Che non c’è più. E sorprendono che abbiano trovato collocazione scritta per conto e per nome di un uomo vissuto, che parla 5 lingue, che conta 3 lauree, la difesa dei suoi uomini (il caso sull’uranio impoverito è simbolico) e svariate eccezionali missioni all’estero dettate da ardimento, coraggio e lucidità tra azione e pensiero. Ecco, il pensiero. Quello non s’è evoluto, non è stato al passo coi tempi che mutano. Inesorabilmente. Dalla notte dei tempi, l’orologio scorre. E cambia le cose. Trasformando il mondo. Così sul caso del generale Vannacci mi vengono in mente due aspetti: quello del mito della caverna di Platone e quello del perché acquistare un libro.

Sull’allegoria platonica ci sarebbe molto da raccontare, riferendosi alla scoperta della realtà che ci circonda, con gli uomini che imprigionati in una caverna vedono solo ombre, finché una volta liberi capiscono che esiste la luce e una realtà diversa. Difficile sarebbe ‘convincere’ gli altri delle cose del mondo reale, quando è più semplice stare immobili senza osservare e vivere il tempo che scorre.

Sull’acquisto: comprate un libro che vi arricchisce non un libro che argomenta su pensieri demodè. Il mondo dei libri si divide tra libri belli e brutti. Credo che quello del generale sia un libro brutto. Qualcuno obietterà “lo hai letto?”. No. Pur condividendo poco della sua filosofia di vita, ho letto stralci, certo anche questi possono essere estrapolati, ma sul virgolettato non credo si giochi così sporco, quindi rispondo che di un vino per capire se è buono non sono costretto a bermi l’intera bottiglia. Certo, da un uomo del suo cv mi aspettavo più arte e più tecnica, ma è questione di stile. Direte: fa il soldato, mica lo scrittore. Eh, no, si è misurato sul campo della letteratura, quindi quando scendi in campo implicitamente ne accetti le regole. Vabbè, la questione non è nemmeno questa, però, quella dello stile. Quello potrebbe venire anche con la costanza nell’esercizio, come i muscoli quando li alleni in palestra per poi sfoggiarli con la mimetica tirata su fino ai bicipiti. Ecco, qualcuno obietterà “è uomo d’azione,. Il generale. Ha muscoli, prontezza di riflessi e lucidità nelle decisioni in tempi stretti e in condizioni critiche”. Un grande, un patriota, un uomo d’azione, un coraggioso. Un soldato, appunto.

Un soldato che, però, è rimasto fermo al mito della caverna di Platone.

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